Un libro insolito dove da una parte troviamo il "solito Bekoff" - in veste scientifica con tantissimi riferimenti bibliografici a supporto dei suoi ragionamenti - e dall'altra un "nuovo Bekoff" che frequenta le aree cani da "cittadino-scienziato".
Da qui scaturisce la narrazione su due livelli:
1. quello dello scienziato che mette a confronto gli studi di laboratorio con le osservazioni reali in un contesto effettivamente scientifico
2. quello dello scienziato che mette a disposizione il suo sapere nel tentativo di rispondere ai tanti interrogativi sul comportamento del suo cane e dei cani che incontra in area cani
A tutto questo si aggiunge l'invito a tutti noi a diventare "cittadini scienziati" offrendo suggerimenti su come condurre le osservazioni per trarne risultati tangibili.
Perchè tutto questo? Scopo ultimo dell'autore è imparare quanto più possibile sui cani per comprenderli e offrire loro la miglior vita possibile.
E' un libro pieno di narrazioni - narrazioni di ricerce scientifiche e narrazioni di episodi divertenti - che può essere letto tutto d'un fiato, come ho fatto io, oppure scegliendo capitoli separatamente, perché ogni capitolo ha un senso anche se letto da solo.(...)
Filo conduttore è l'invito all'ascolto e alla comprensione dei pensieri e delle emozioni dei cani, mettendoci sullo stesso piano di animali sensienti. Bekoff spiega in maniera semplice e naturale l'antispecismo, senza parlare direttamente di antispecismo. Ci fa riflettere sul fatto che non ci sia alcun motivo per ritenere che gli umani (anzi, gli animali umani) possano in qualche modo ritenersi superiori agli animali non umani.
Andiamo con ordine. Il libro si apre con la presentazione a cura di Angelo Vaira che condivide con Bekoff un modo di sentire gli animali non umani e di vivere con il cane che ci auguriamo possa essere sempre più diffuso. Sarebbe interessante trasferire quanto Marc Bekoff narra degli studi che si possono fare in area cani all'interno delle Classi di Socializzazione® così come le intende A. Vaira.
Subito nelle prime pagine arriva la raccomandazione più importante che educatori, istruttori e personaggi importanti della cinofila dovrebbero tenere sempre a mente: incarnare lo spirito del principiante, cioè osservare senza mai dare nulla per scontato. Insieme a questa raccomandazione anche un suggerimento per chi convive con un cane: accettare i difetti che rendono unici e amabili i nostri cani e non cercare di cambiarli a nostro piacimento.
E' per questo che Bekoff si adopera per far luce su quello che i cani pensano, sentono, vogliono e su quello di cui hanno bisogno. Sarebbe un errore però pensare ai cani come a un'entità generale perché ogni cane ha una sua identità e ogni cane va studiato approfonditamente, questo è il motivo per cui in educazione non può esistere un metodo veloce e valido per tutti. E' importante ascoltare quel singolo individuo e capire di cosa abbia bisogno quel singolo individuo per poter offrire proprio a lei/lui la miglior vita possibile. Questa modalità operativa è forse quella che più accomuna Bekoff e Vaira e che mette in guardia dalla ricerca di soluzioni facili e veloci a quelli che potremmo ritenere problemi da risolvere.
Un aspetto che potrebbe sembrare marginale ma che Bekoff tiene comunque in considerazione è quello del cane come catalizzatore sociale, nel senso che favorisce le interazioni tra umani in una maniera che fuori dal contesto dell'area cani sarebbe impensabile. Sarà capitato sicuramente a ognuno di noi intessere conversazioni lunghe e spesso anche personali con perfetti sconosciuti, dotati di cane al seguito.
Sono molti e spesso divertenti gli aneddoti che Bekoff riferisce di interazioni tra cani, tra cani e umani, tra umani in area cani. Questo rende la narrazione fluida e coinvolgente, sembra quasi di conoscere tutti i cani che vengono descritti nei loro comportamenti più caratteristici.
Gli aneddoti da soli però non sono sufficienti a produrre teorie scientifiche ma possono servire a supportarle o a verifcare studi di laboratorio oppure a offrire spunti di partenza per nuovi studi scientifici. I cittadini scienziati in questo senso sono davvero una risorsa importante per l'etologia.
Ed è importante che anche gli educatori imparino a osservare i cani in momenti della loro vita "normale" e non soltanto durante il loro lavoro.
Bekoff intende questo libro come "una guida alla libertà perche quando si scopra che cosa significa essere un cane in un mondo dominato dagli uomini e si comprende che vivere con un cane richiede compromessi da parte di ciascuno, cani e umani sono più liberi". E in questo senso non è accettabile non aver tempo da dedicare al cane perché questo sottintende che la nostra vita sia più importante di quella del cane.
Questo è forse il messaggio più complesso che ogni educatore quotidianamente si trova a voler trasferire a chi divide la propria vita con un cane, ma non sempre è in grado di comprenderne le necessità e non sempre è disponibile a considerarlo un membro effettivo della famiglia.
Come possiamo metterci dalla parte del cane e osservare il mondo dalla sua prospettiva?
Per comprende cosa significhi esattamente essere un cane dobbiamo capire come utilizzano i sensi e svincolarci dall'interpretazione umana di cosa sia accettabile e cosa no.
Oltre al loro modo di utilizzare i sensi, in particolare l'olfatto, l'altro ambito che ci consente di compredere le emozioni che provano i cani e il modo in cui utilizzano la loro intelligenza è il gioco.
Nel mio lavoro di educatore e riabilitatore ho ben chiaro quanto il gioco sia strumento di osservazione per prendere informazioni e strumento didattico per migliorare la relazione, qui Bekoff ci aiuta a comprendere come osservare il gioco tra cani e soprattutto ci insegna ad adattare tutto quello che sappiamo già alla personalità e alle esperienze di ciascun cane.
Nel libro è dato ampio spazio al gioco e non avrebbe senso cercare di riassumere gli innumerevoli spunti che l'autore propone a tale riguardo, è bene sottolineare però alcuni concetti:
- il gioco costituisce parte importante di tutti gli studi sul comportamento animale
- il modo in cui i cani giocano dimostra che sono in grado di interpretare intenzioni e desideri degli altri
- sebbene il gioco sia utile allo sviluppo fisico, sociale e cognitivo il motivo che spinge i cani a giocare è che si divertono
- è ormai dimostrato che il gioco è un addestramento alle situazioni impreviste, riduce l'ansia nelle situazioni di tensione, potenzia il cervello incrementando le connessioni neurali
Tanti validi motivi per basare l'educazione del cane sul gioco, ricordandoci che prima di tutto il gioco deve essere divertente!
Altro aspetto centrale è quello della dominanza, su cui finalmente si fa chiarezza. Bekoff spiega in maniera semplice e comprensibile a tutti che la dominanza esiste ma che è ben diversa dall'interpretazione che spesso ne è stata data per giustificare atti di inutile violenza.
I cani si sentono a loro agio nell'utilizzare le gerarchie – proprio perché le gerarchie aiutano a limitare i conflitti - ma dominanza non significa poter fare e ottenere tutto ciò che si vuole né tantomeno che dobbiamo utilizzare la dominanza per educare un cane. Bekoff afferma con fermezza che sarebbe un'errata lotta di potere pensare di dover svolgere un ruolo dominante – nel senso di supremazia – per tenere il cane sottocontrollo.
Mi è rimasta impressa una frase che riguarda quanti, pur amando il proprio cane, pensano di doversi comportare da capobranco e imporsi con la forza: "a coloro che dicono di amare gli animali ma poi li trattano male o permettono che questo succeda, dico di essere molto contento di non essere amato da loro". Penso proprio che comincerò ad utilizzare anch'io questa frase!
L'educazione secondo Bekoff è insegnare ai cani a cavarsela nel mondo umano, dove è l'umano che detta le regole e prende decisioni, ma non c'è motivo per cui si debba utilizzare la violenza per farle rispettare. Dobbiamo ritenerci fortunati ad avere i cani nelle nostre vite e dobbiamo impegnarci per arrivare al giorno in cui i cani si sentiranno fortunati ad avere noi nelle loro vite.
Nell'alternarsi di aneddoti, racconti riferiti da cittadini-scienziati, e narrazione di studi scientifici emergono altri concetti importanti, in particolare quando ci si dedica a cercare di comprendere se e quali emozioni i cani siano in grado di provare e come funzioni la loro mente. Bekoff ci invita a spostare l'attenzione dalla domanda "se" emozioni e coscienza esistono negli altri animali a "perchè" emozioni e coscienza si siano evolute. In stile darwiniano l'assunto è che se emozioni e coscienza si sono evolute nell'uomo allora esistevano in qualche forma negli animali che ci hanno preceduto.
Forse non ci sono ancora studi attendibili perché sono stati strutturati su misura d'uomo e non di cane. Ad esempio la coscienza di sé è evidente quando un umano si trova davanti a uno specchio, perché noi viviamo in un mondo visivo. Per un cane, che vive in un mondo di odori, questa modalità potrebbe essere inappropriata. Studi recenti dimostrano infatti che i cani riconoscono la propria urina da quella degli altri cani...non è questa coscienza di sé?
Bekoff nell'ultima parte del suo libro suggerisce cosa osservare per diventare etologi e aiutare la scienza a sapere di più sui cani:
- il gioco
- le minzioni
- le raspature a terra
- come i cani si osservano a vicenda
In ogni capitolo del libro torna il concetto dell'osservare i cani per comprenderli meglio e far vivere loro una vita felice. Non esiste però una ricetta valida per tutti, è necessario osservare il singolo cane, a partire dal nostro, per cercare di capire come potrebbe essere una vita soddisfacente per quel cane specifico. Dobbiamo quindi diventare etologi.
...e tu che aspetti? Carta e penna e fuori a osservare i cani!